“L’intero universo è in un bicchiere di vino”
Così l’anonimo poeta scriveva, chiosando le qualità organolettiche ed emozionali della bevanda tanto cara agli antichi quanto ai moderni popoli civilizzati. E chissà cosa avrebbe aggiunto se fosse magicamente atterrato a Viterbo, bussando alla porta del duecentesco palazzetto Cybo, oggi Spazio Inter Artes, nel cuore del centro storico, che la domenica pomeriggio, da due anni a questa parte, anima la città con il suo insolito salotto della cultura?
Certamente avrebbe apprezzato un modo di “fare” cultura altro, mai serioso, ma non per questo meno profondo, accanto al caminetto monumentale scoppiettante, acceso per l’occasione, in compagnia di amici di vecchia data e non, all’insegna del dialogo tra le arti. Guardandosi intorno si sarebbe scoperto spaesato, di fronte alla visione di audaci scale arditamente sospese, fatte di putrelle e legno, archi in pietra antica, frenati da monconi di ferro industriale, improbabili confessionali ridipinti di verde ottanio, usciti dalla rocambolesca mente dell’architetto e scenografo Giovanna Scappucci, che negli anni ‘80 ha qui inventato il suo atelier ora aperto al pubblico.
Travolto dall’eloquenza prorompente venata di commozione di Mathilde Bonetti, avrebbe sfrondato, come sequenze di un film, le scene tratte dal suo romanzo storico “Cieli di Piombo”, alternando sorrisi e lacrime. Episodi crudi, drammatici, altri onirici, a tratti poetici avrebbero suggerito alla sua fantasia gli inediti labirinti in cui l’uomo da sempre riscopre la sua più autentica fratellanza. E che dire di quella dedica all’Ucraina? Corsi e ricorsi storici… come se la guerra illuminasse al contempo i più sublimi ed abietti meandri umani.
E adesso tutti su, in cima, al terzo piano, inebriati dai tecnicismi entusiasmanti dell’enologo Michele Corti e dal respiro intenso di un vino, quello di Adriano Antolini, che ci racconta qualcosa di antico e di attuale, qualcosa di spontaneo eppure estremamente curato, echeggiando tecniche e sapienze lontane.
Cosa lega un romanzo storico ambientato nella Polonia del ‘39 a un Sangiovese nato sulle colline di Montefiascone? Su due piedi il poeta forse risponderebbe l’autenticità, la spontaneità, il coraggio. Siano questi gli “ingredienti” di un popolo sprezzante del pericolo che corre in aiuto di un altro, o di un agronomo che si fida delle sue uve semplicemente fermentate, senza ulteriori aggiunte, protagonista è sempre quell’amore per la terra e per l’uomo e quel rispetto per i suoi frutti e i suoi valori che sono oggi così rari. Persino nel vocabolario “complessità”, “profondità”, “persistenza” si addicono sia agli aromi, alla struttura, al gusto del vino, sia al carattere dei personaggi del libro: valori di una volta, espressi dall’inchiostro di Mathilde Bonetti, così come dai tre calici, rosso, bianco e rosato, di Adriano Antolini.
Ad un tratto la luce se ne va e il poeta si ritrova completamente al buio in via della Volta Buia…
Cosa resta della serata?
Che i migliori insegnamenti sono fugaci ma preziose scintille di luce, come quelle che in ascensore Indro Montanelli regalò ad una giornalista in erba: “se puoi scrivere una frase in cinque parole, usane tre”, “mai l’aggettivo prima del sostantivo”, “usa i punti, fai frasi brevi”.
Che in un mondo di narcisi e pavoni, brilla per contrasto l’umiltà disarmante di un produttore che si pone in sottrazione rispetto alla sua creatura: “ho provato a fare il vino naturale, poi mi hanno scritto dal Giappone tre volte. Non ci credevo, pensavo fosse uno scherzo. Hanno dovuto insistere perché lo esportassi”.
Cercando il succo della serata ci congediamo, riflettendo sul fatto che non ne abbiamo messo in pratica nemmeno uno dei consigli di Montanelli:
è sempre il lavoro che parla per noi e non ci sono piume o bollicine che tengano, quando il romanzo è autenticamente avvincente e il vino semplicemente esilarante.
Barbara Aniello
P.S. Se vuoi ascoltare il suono degli angeli musicanti la prossima domenica, prenota un posto accanto al focolare, berrai una buona tisana a base di foglie d’ulivo e assaggerai pasticcini gourmet: ars una, species mille: https://www.spaziointerartes.it/event/barbara-aniello-sonus-gli-angeli-musicanti-della-pinacoteca-vaticana/