19 Novembre 2023 – Gunaikì alla donna

Gunaikí alla donna

Festival di arte, poesia, musica, teatro, architettura, moda, danza, filosofia

presenta

Versus Claudia

Tre sono le tappe per circumnavigare l’universo femminile raccontato da Claudia Scarsella:
Disegnare, Ritagliare, Incollare
Cifra stilistica e scelta intimistica è il collage. Il collage è la creta con cui Claudia plasma il
suo mondo, è l’ideogramma con cui verga il suo diario, è il metronomo con cui solfeggia la propria
partitura. Oggetti trovati, fotografati o disegnati sono pazientemente raccolti e inaspettatamente
disposti su quello che ritmicamente diviene a poco a poco un pentagramma visivo, adatto ad accogliere
la più ingannevole delle danze: apparentemente apollinea, sostanzialmente dionisiaca. Se infatti
singolarmente gli oggetti effigiati sembrano figurativamente riconoscibili, nell’insieme divengono
unanimamente astratti. Quasi vittime di un misterioso sortilegio, le cose stemperano la propria
identità in un io plasmante che impone loro una collettiva metamorfosi. In questa ri-composizione
l’artista demiurgicamente plasma un universo a sé stante, originale, unico. La sua identità è infusa
nell’opera che si va a poco a poco facendo, sotto la spinta di una surrealistica dettatura. È la voce
poetica dell’artista che costruisce la sua autobiografia fondando un nuovo alfabeto, una nuova cifra,
un nuovo versus.
Capovolgere, reiterare, costruire
Nel passaggio dall’icona al pattern, dall’immagine alla sua reiterata duplicazione, Claudia adotta un
procedimento esteriormente simmetrico, ma intimamente asimmetrico. Impercettibili sono le differenze
tra gli ambiti speculari, che a ben guardare si risolvono in un gioco di specchi ingannevole e
fuorviante. Ciò che muove infatti gli oggetti, contemplati in una miriade di prospettive diverse,
ritratti da ogni angolatura – di lato, di fronte, di spalle, di profilo – è proprio l’asimmetria.
Alla rassicurante staticità della simmetria assertiva, Claudia preferisce il dinamismo energico e
vitale dell’asimmetria evolutiva. Infine, la visione dall’alto rende il caleidoscopico meccanismo del
prisma un espediente barocco, che dà la sensazione, con il suo illusionistico riflesso, di stare al
di sotto di un soffitto affrescato da un abile quadraturista. Così queste immagini sindoniche,
coacervo di segni tratti dal quotidiano, acquistano, viste dall’alto, un ché di aulico, di distante,
di solenne. La composizione da intimistica reiterazione di oggetti trovati, diviene ritmica
astrazione di elementi sfusi. Reiterate ossessivamente, le immagini si tramutano in tutt’altro,
trasmigrano le une nelle altre tanto che, come dopo una mantrica meditazione, assumono un altro
senso. È come una Fuga che nello sviluppo arabescante di punto e contrappunto si srotola tra
invenzioni e varianti di un tema musicale. Nella costruzione della partitura, all’analisi subentra la
sintesi. Il significato diviene schivo e, ritraendosi, cede il posto al significante. Il verso
diviene versus, contrasto, contrappunto, capovolgimento visivo e musicale.
Coprire, scaldare, accarezzare
A grandi passi l’artista viaggia versus l’opera d’arte totale. Con questi tre gesti tipici
dell’identità femminile, coprire, scaldare, accarezzare, Claudia Scarsella traduce la sua concezione
artistica nelle serie Gimme back my land. È come se l’artista si congedasse dal fruitore lasciandogli
non solo un universo plasmato a sua immagine, confessione intima di vissuti talvolta dolorosi, ma gli
restituisse al contempo quella cura e quella premura con tutti e tutto (le persone, le cose, il
pianeta) andrebbero trattati. Se gli esseri umani soffrono, se la terra è violentata, se l’equilibrio
naturale è sovvertito è perché mancano donne che, come Claudia, sanno accarezzare con velature di riguardo la vita. Se il figurativismo iniziale prima rassicurava, la velatura finale ora perturba.
Tutto diviene misteriosamente estraneo, criptico, affascinante. Dopo il virtuosismo di cadenze
libere, la compositrice spinge il pedale di risonanza e ricopre di un velo le immagini, negandone i
confini. Qui la pitto-scultrice, la creatrice di moda, la designer, l’architetto si ricongiungono.
Dove inizia l’artificio e dove finisce la natura? Dove finisce l’arte e inizia la vita? Tutto è
veleno e antidoto, malattia e cura, contrasto e direzione. Tutto è versus

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